Gioca al buio l'87° distretto by Ed McBain

Gioca al buio l'87° distretto by Ed McBain

autore:Ed McBain [McBain, Ed]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mndadori - I Gialli Mondadori
pubblicato: 1966-05-14T16:00:00+00:00


VII

Allie Spedino, detto lo Squalo, si presentò spontaneamente nella sala-agenti alle dieci del mattino di lunedì, 13 gennaio. Era stato fuori città per tutta la fine settimana, spiegò Allie, e appena tornato aveva saputo dai vicini che due pie… due agenti investigativi dell'87° l'avevano cercato. Quindi, poiché non aveva niente da nascondere, era venuto a vedere che cosa volevano prima che eccetera eccetera.

Carella e Hawes lo lasciarono chiacchierare per un po', infine gli dissero di sedersi. Non per niente Spedino veniva chiamato lo Squalo. Il suo profilo, dalla gola alla cima dei capelli, seguiva una linea di angolo acuto, vertice il naso, col lato superiore assai più lungo, che richiamava esattamente il profilo di un pescecane, e aveva denti piccoli e appuntiti che quando lui rideva facevano venire i brividi. Per di più si muoveva con l'agilità e la grazia di un ballerino. A guardarlo pareva proprio di vedere un pescecane compiere evoluzioni nelle acque del Mar dei Caraibi in attesa che qualche preda lasciasse imprudentemente il riparo della barriera di corallo. Inoltre dava l'impressione di essere estremamente imprevedibile, così che uno non sapeva mai se uno spruzzo d'acqua sul naso l'avrebbe fatto scappare impaurito o non avrebbe invece ridestato i suoi istinti più sanguinari. Carella aveva letto la sua scheda personale, e il tipo non gli era piaciuto. Vedendolo in persona, seduto dall'altra parte della scrivania, gli piacque ancora meno.

Poiché Danny Gimp aveva detto a Carella che Spedino aveva scontato almeno un paio di condanne a Castleview, Carella e Hawes si erano fatti mandare i suoi precedenti dall'ufficio di Identificazione Criminale, e il sabato pomeriggio avevano esaminato con cura tutto l'incartamento.

Adesso era lunedì mattina, e lì nel caldo confortevole della sala-agenti, Spedino mostrò i denti in un sorriso, e domandò: — Dunque, perché volevate vedermi?

— Non siete mai stato in prigione, Spedino? — domandò Carella.

— Se mi avete cercato, allora avrete già visto i miei precedenti e sapete benissimo quel che ho fatto e quel che non ho fatto, giusto? — disse Spedino, e sorrise.

— Fate finta che noi non si sappia niente, e informateci — disse Hawes.

— Sono stato dentro due volte — rispose Spedino. Non sorrideva più. — Ho tentato di spacciare assegni falsi nel 1930, e ho fatto cinque anni a Castleview.

— Niente, prima di quell'epoca? — domandò Carella.

— No, niente.

— Avete scontato tutta la condanna?

— Sì. Avevo diciotto anni, allora, e mi credevo un padreterno. Non meritavo una diminuzione di pena, credetemi, e neanche un rilascio sulla parola.

— Siete dunque stato rilasciato nel 1935, giusto?

— Sì. E sono tornato dentro nel 1936, ma non a Castleview.

— Dove, e per che cosa?

— Ho fatto sei mesi a Walker Island, per coercizione.

— Cioè?

— Ho cercato di convincere un tale che lavorava in una banca a prepararmi degli assegni a mio nome…

— In che modo avete cercato di convincerlo?

— Gli ho detto che se non l'avesse fatto gli avrei tagliato la gola.

— E com'è andata?

— Lui è andato alla polizia, e invece degli assegni io ho avuto sei mesi a Walker — rispose Spedino stringendosi nelle spalle.



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